Facebook rassicura: "Non ci sono
prove che i dati degli utenti siano stati compromessi".
Una rassicurazione che non promette niente di buono. Quel "non ci sono prove" vuol dire tutto e l'opposto di tutto. Non aver trovato per ora prove non vuol dire che l'attacco perpretato dagli hacker al più popolare social network non sia andato a segno.
Come riporta il sito di RaiNews24 lo scorso mese un "sofisticato attacco" é stato perpetrato attraverso i computer portatili di
alcuni dipendenti di Facebook, colpiti dagli hacker dopo aver visitato il sito di
uno sviluppatore.
L'attacco
- comunica Facebook sul proprio blog - è avvenuto lo scorso mese. E da
allora sono in corso indagini ampie. "Non appena abbiamo rinvenuto la
presenza di un codice maligno abbiamo avvertito le autorità e avviato
un'ampia indagine che è ancora in corso". E dalla quale "non ci sono
prove" della compromissione di dati personali.
Facebook spiega
che l'attacco è avvenuto quando alcuni dei suoi dipendenti, tramite i
loro computer portatili, sono entrati su un sito di uno sviluppatore. I
loro portatili sono stati 'contagiati' e successivamente 'bonificati'.
Facebook ha in memoria dati personali, e quindi sensibili, di un
miliardo di persone.
Stessa cosa è successa agli inizi di febbraio anche a Twitter, che prontamente ha
comunicato che gli account di 250.000 dei suoi clienti erano stati
vittima di pirati informatici "sofisticati".
Nel prevenire
possibili attacchi "abbiamo successo nella maggioranza dei casi" mette
in evidenza Facebook, precisando di essere al lavoro "costantemente e a
stretto contatto con gli ingegneri all'interno della società, con altre
aziende e con le autorità per imparare il più possibile dall'attacco
ricevuto e cercare di prevenire incidenti simili in futuro".
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