Ecco tutti i vip che comprano i fake per sentirsi più importanti.

La guerra ai fake è cominciata ormai da più di un anno.
Creare un profilo falso non è un reato se lo si utilizza solo ed unicamente a scopo ludico o satirico o per mascherare la propria identità (per coloro che sono ancora molto diffidenti a lanciare le proprie generalità nel mare del web).

Il problema (reato penale) diviene quando si utilizza un profilo falso per prendere il posto di un'altra persona o se si utilizza il fake a scopo ricattatorio, persecutorio e via dicendo.

Se negli anni Novanta i webmaster "taroccavano" i contatori visite per far credere che nel loro sito navigassero migliaia di persone, oggi i grandi nomi, i brand che tutto il mondo conosce, utilizzano in modo del tutto inappropriato le strategia del marketing più spicciolo, attuando la tecnica del comprare amici, i like, follower e quanto altro per sembrare ancora più potenti.


Il potere suggestivo poi fa il resto. Se andando sulla pagina ufficiale di un famoso marchio vedo che milioni di persone lo seguono o hanno espresso un giudizio positivo su di esso, mi rimarrà difficile non esprimere anche il mio consenso, un po' per emulazione, un po' per sentirmi più vivo all'interno di una comunity.

Huffington Post Italia ha condotto una ricerca interessante, ripresa poi soprattutto dai media americani dove, carte alla mano, ha dimostrato come non sia poi un bel periodo quello che sta attraversando Twitter non riuscendo, di fatto, ad arginare la compravendita di seguaci.

La ricerca potete leggerla sul New York Times qui .
Tra i nomi ci sono brand come Louis Vuitton, il rapper 50cent, Mercedes Benz, Pepsi e molti altri.

A dare ragione alla ricerca fatta da Huffington Italia è stato prima Twitter, che attraverso un portavoce, ha affermato l'esistenza del problema dello spam su Twitter e poi una ricercatrice di AltimeterGroup, Susan Etlinger.

Non appena è andato online, l'articolo ha generato un grande interesse sopratutto tra i giornalisti ed esperti del settore, tanto che l'articolo in poche ore è diventato il secondo più letto della sezione tecnologica del New York Times e "top story". 

Noi di Report the Fakes non possiamo che non ringraziare Huffington Italia per aver intrapreso una battaglia che da mesi ci vede in prima linea come "cacciatori" di profili falsi o dir si voglia fake, come testimonia uno dei tanti nostri articoli, come quello pubblicato a febbraio.
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