Si chiamano i prankster di Facebook, ovvero i “burloni” del famoso social network, e per divertissement copiano i profili di alcuni malcapitati soggetti per poi chiederne l’amicizia. In Usa, Huffington Post e Mashable ne hanno già riportato due casi in pochi giorni, e Facebook ci ha fornito un report: “l’8,7% di tutti i profili sono falsi.
Chiamateli burloni, per molti sono dei buffni, chiamateli clonatori di profili, chiamateli persone che non sanno come passare il tempo, per dirlo con una parola prankster.
Ma cosa fanno i prankster? Semplicemente si divertono a clonare in tutto e per tutto i profili di persone, vip e no, utilizzado per le foto le pose dei poveri involontari "succubi", indossando anche gli stessi vestiti che i veri account vestono nelle foto pubblicate. Da quelle del profilo a quelle che si sfogliano nei vari album.
Se tutto ciò non bastasse, alla fine, chiedono anche l'amicizia all'ignario "originale".
In Usa, Huffington Post e Mashable ne hanno già riportato due casi in pochi giorni.
Chiamateli burloni, per molti sono dei buffni, chiamateli clonatori di profili, chiamateli persone che non sanno come passare il tempo, per dirlo con una parola prankster.
Ma cosa fanno i prankster? Semplicemente si divertono a clonare in tutto e per tutto i profili di persone, vip e no, utilizzado per le foto le pose dei poveri involontari "succubi", indossando anche gli stessi vestiti che i veri account vestono nelle foto pubblicate. Da quelle del profilo a quelle che si sfogliano nei vari album.
Se tutto ciò non bastasse, alla fine, chiedono anche l'amicizia all'ignario "originale".
In Usa, Huffington Post e Mashable ne hanno già riportato due casi in pochi giorni.
È successo anche a Bianca Bosker, tech editor dell’Huffington Post, e il potere mediatico ha dato ai vari prankster ancora più visibilità anche perché la stessa Bianca Bosker scrive: “sto ancora cercando l’impostore del mio profilo”.
La giornalista ha chiesto a Facebook i dati sull’identità
dell’impostore, inviando al social network le sue prove ufficiali di
identità. Ha scoperto che l’impostore a regola dovrebbe vivere in India, nello stesso
luogo in cui sono stati riportati altri falsi profili. Ma il condizionale sembra essere d'obbligo visto che non è nemmeno certo che l’IP provenga effettivamente dall’India.
Possiamo capire, anche se non lo condividiamo, l'uso che può fare un prankster per creare spam.
Ma che logica perversa muove un comune mortale a creare un fake per poi chiedergli l’amicizia?
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