La finta guerra di Facebook e Twitter contro i profili fake

Dick Costolo (CEO di Twitter) e Mark Zuckerberg (CEO di Facebook)
Dick Costolo (CEO di Twitter) e Mark Zuckerberg (CEO di Facebook)
Facebook e Twitter. I social network del momento. Tutti e due estremamente popolari. Tutti e due con la medesima piaga. Sono zeppi di account finti. Recentemente, con una nota su Facebook Security, Zuckerberg e company hanno annunciato d’aver migliorato il sistema che rimuove in automatico i like “fasulli” ottenuti attraverso modalità che violano i termini di utilizzo.



Dalle parti di Palo Alto sembrano decisi a combattere il mercato nero dei finti fan. Il motivo, di non poco conto. In molti sostengono che i fake account servano non solo a gonfiare il numero di “like” della pagine ma soprattutto ad alterare i dati delle campagne pubblicitarie sulla piattaforma. E questo è un problema molto serio. Perché intacca la fiducia degli advertiser e mette in luce serie problematiche riguardo il core business del gigante dei social network. Facebook non può permettersi altre figuracce, soprattutto dopo la batosta disastrosa della IPO, con le azioni in continua caduta libera da settimane. A oggi quotate in apertura a 18,06 dollari con un ribasso del 52,48% dall’entrata in borsa.
Ma se le stime fatte inizialmente da Facebook parlavano di 83 milioni di potenziali profili falsi (poco meno del 10% degli iscritti) le armi messe in campo in questa guerra da Palo Alto contro i fake sono ridicole. Facebook assicura che la perdita potenziale che registreranno le fanpage inciderà “meno dell’1%” sul totale dei like. Gli amministratori delle pagine tremano, ma non troppo. Perché fatti due conti, il 10% degli utenti totali sono fake ma solo l’1% verrà bonificato.
Tradotto, assomiglia tanto ad una guerra di facciata. Un’operazione per salvaguardare un minimo l’immagine che non risolverà il problema alla radice. Perché la domanda che striscia nei corridoi del quartier generale di Facebook è solo una. Come reagirebbero gli investitori più importanti davanti a un’improvvisa decurtazione significativa di fan sulle loro pagine? Il danno d’immagine sarebbe significativo e Facebook si trasformerebbe da un’opportunità a un rischio.
Tutto questo mentre Twitter, noto per avere una larga base di profili fake, per ora sembra deciso a non affrontare il problema. Quantomeno intende gestirlo in modo ancor più marginale. Recentemente infatti ha dichiarato che ogni mese, dei 140 milioni di utenti attivi, il 40% di questi sono “tweet-shy account”, profili timidi che si limitano ad osservare ciò che succede senza interagire. In altri termini, “potenzialmente” finti. A dimostrazione del fatto che la sintassi alle volte può aiutare.
Proprio per tentare di rendere attivi gli “spettatori”, Twitter ha implementato una serie di iniziative come le discover tab, le branded pages e le Twitter cards. Sempre ammesso, nella migliore delle ipotesi, che non si tratti di utenti fake. Per stabilire se un utente è definitivamente inattivo, infatti, Twitter si basa su una combinazione di diversi parametri: tweet inviati, accesso al sistema e data di creazione dell’utenza. Tuttavia, qualora un profilo fosse etichettato come inattivo, la cancellazione non è automatica ma solo un’eventualità.
Facebook e Twitter si stanno armando di propositi per vincere la guerra contro i finti account. Sembrano però presentarsi sul campo con una pistola ad acqua. E neanche riempita a dovere.

FONTE: woorkup.com
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